1996 - TESTIMONIANZA (Giacomo Porzano) Stampa E-mail

Una lettura all'opera pittorica e grafica di Enzo Amendola che rimanesse esterna, troppo distratta, cioè, dal modo obiettiva¬mente geografico di rappresentare le cose, gli ambienti o le situazioni a lui consuete, indurrebbe quasi certamente ad apprez¬zamenti alquanto difformi (riduttivamente edonistici) che comunque disattenderebbero proponimenti più significativi e ben oltre quel limite posto dal "rigore descrittivo".

Al di là di questo, infatti, è proprio in quell'attraversare radioscopicamente lo spessore dell'immagine componente il soggetto dell'opera che l'autore sembra volere farci percepire una più riposta memoria delle cose che, a poco a poco, lievita e si evi¬denzia emotivamente, sempre più, in un fatto visivo: questa silente atmosfera pulviscolare, cioè, sottilissimamente modulata, avviluppante ogni cosa dentro lo spazio ancora rinascimentale del racconto e dove tutto il "descritto" pare come esautorarsi e sciogliersi, farsi lontano e disposto ad affabulazioni vagamente metafisiche.

Giacomo Porzano

(Catalogo della mostra alla Galleria “La Vetrata”, Roma 1996)