1999 - L'ENERGIA MEDITERRANEA nei mari di Enzo Amendola (Mario Lunetta) Stampa E-mail
Il mondo pittorico di Enzo Amendola si dà come una lastra immobile, infrequentata perfino dall'aria, che pure di quando in quando, con sottile intermittenza, manifesta brividi leg¬geri, aliti inquieti, straniamenti pietrificati. E' un mondo di simulacri remoti stampati nello spa¬zio, di corpi vivi concepiti come decalcomanie oppure non privi di lourdeur, a fronte dei quali, quasi in un crollo cromatico acceso di ironia, sci¬volano verso terra certi abiti a fiorami vistosi, certe vestaglie, certe camicie, certi prendisole in¬vestiti da una carica di vitalità perfino invaden¬te.
L'abito sulla sdraio (1999)
L'abito sulla sdraio (1999)
I gusci e la polpa, stretti malgrado la loro re¬ciproca indifferenza, in una dialettica segreta, in¬sieme impalpabile e tremenda. Amendola è un eccellente artista della fissità delirante: quello che è certo è che le sue immagini non rassicura¬no, semmai perturbano, alterano equilibri, spo¬stano assetti dello sguardo, quindi della compo¬sizione. La velocità di percezione del pittore è pari alla sua energia di bloccaggio: il che sta a significare che il suo fiato profondo è di natura metafisica, malgrado l'assenza totale di tentazio¬ni citazionistiche. Amendola parla moderno. I suoi sono fotogrammi (non di rado splendidi) che si sono impadroniti di buon cinema oggettiva¬mente: lo comprovano certi "tagli" obliqui di grande accortezza, certe luci e ombre di grande suggestioni, dove negli "esterni" di mare/spiag¬gia e negli "interni" immobilizzati il tempo è so¬speso, e il silenzio è appena crinato dal fram¬mento di una presenza umana, da un gesto re¬pentinamente suggerito. Il mare, quindi. La vi¬brante solarità mediterranea. Il piccolo universo sonnolento dei traghetti. il sonno e l'attesa di qualcosa che avverrà, o che è già avvenuto: e che non è precisamente innocuo. E poi, e allo stesso tempo, a completare uno scenario di realtà irreale, e comunque intensamente onirica nella sua precisione post-iperrealistica, l' afflato del museo, la possente irruzione della classicità, coi suoi reperti magnogreci che fanno ormai parte, nella pittura di Amendola, di un quotidiano (non più paludato, né sacrale) altrettanto vero e nor¬male dei suoi corpi di donna, dei suoi abiti, dei suoi sfondi marini a campiture nette, a placche definite. Nel testo di presentazione al catalogo della bellissima mostra amendoliana alla galle¬ria Lombardi (Roma, Via del Babbuino 70), Sissi Aslan può perciò a ragione parlare di un impian¬to «basato sempre su corpo e architettura ma an¬che, in ugual misura, sull'incorporeo e sull'irrea¬le. Un po' la magia del mondo, l'incanto di un viaggio in un tempo sospeso».

Mario Lunetta

("La Rinascita" settimanale, 29 ottobre 1999)
(La Rinascita, settimanale 29 ottobre 1999)