2005 INTRODUZIONE ALLA MOSTRA ANTOLOGICA PRESSO IL MUSEO ARCHEOLOGICO REG. EOLIANO (Riccardo Gullo) Stampa E-mail
Ancora adesso, mentre mi accingo a scrivere queste poche righe di presentazione della mostra antologica di Enzo Amendola, non riesco a razionalizzare la prima impressione che ho avuto guardando le foto di alcuni suoi dipinti. Pittura metafisica, pensavo, e continuo a pensarlo anche ora che quelle immagini semplici e reali scorrono davanti ai miei occhi, come fossero vive, qui davanti a me. Un elegante vestito femminile su una sedia a sdraio, un paio di scarpe da tennis per terra con i lacci sciolti, una sedia di plastica vuota colpiscono come scenari più ricchi e più complessi. Oggetti ripresi fuori contesto ed altri al proprio posto, come se fossero collocati in un ambiente diverso da quello dove normalmente li pensiamo, assumono connotazioni surreali. Sarà per questo che ho avuto quella indefinibile impressione? Voglio, però, abbandonare subito la tentazione di ricercare nelle opere gli elementi che le farebbero rientrare in una o nell'altra corrente artistica del Novecento, per riflettere sulla intrinseca valenza delle stesse, sgombrando la mente da qualsiasi schema interpretativo.

Viaggi reali che sembrano immaginari, scenari veri che sembrano inventati inducono ad una meditazione profonda sulle cose e la loro essenza, su ciò che ci circonda e la percezione che ne abbiamo.
Abito violetto per Afrodite (2002)
Abito violetto per Afrodite (2002))
Gli indumenti personali, appoggiati qua e là, sembrano animati e impregnati di una vita propria e assumono una specifica autonoma funzione, avulsa dalla logica quotidiana, alla ricerca di un rapporto che va oltre la materialità.

A conoscerlo, Enzo Amendola, non dà l'impressione di un artista privo di una forte potenzialità comunicativa, eppure dalle sue opere trapela un forte senso di solitudine, anche quando le sue tele sono popolate da moltitudini. I personaggi, sia soli che in gruppo, sembrano muoversi ciascuno in un proprio spazio, indirizzando lo sguardo in mondi differenti, come se l'artista volesse ripetere col suo pennello "Ognuno sta solo sul cuore della terra...". Soltanto una volta, tra i dipinti pubblicati in questo catalogo, si vedono due persone abbracciarsi, concedersi un po' di fisicità, però senza guardarsi, in uno stato di totale isolamento individuale.

C'è maggior dialogo, invece, tra le persone e le antiche sculture e tra questi personaggi del passato che appaiono nei dipinti di Enzo Amendola. Di fronte a queste immagini non si ha più quella sensazione di solitudine cui si è fatto cenno, ma quella di un dialogo tra il presente e il passato e di nostalgia verso un mondo che è andato inesorabilmente tramontando, portando con sé quei valori sempre più desiderati per dare un significato alla vita moderna. A questo proposito, ricordo quanto ha affermato un artista del Novecento, Bruno Munari: "Arte è ricerca continua, assimilazione delle ricerche passate, aggiunta di esperienze nuove nella forma nel contenuto nella materia nella tecnica nei mezzi...".

I dipinti di quest'ultima serie potrebbero essere, quindi, considerati quasi la rappresentazione pittorica dell'esigenza di aprire le porte dei musei di antichità all'arte moderna, annullando la divisione temporale della creatività umana tra passato e presente, che ha spesso causato l'affievolimento dei legami tra le espressioni della produzione artistica del presente con il passato.

Vi è nei dipinti di Enzo Amendola una ricerca puntigliosa del particolare, della perfezione. Egli costruisce il bello partendo da uno studio attento di ogni piega, di ogni ombra, per dare vita autonoma ai soggetti dei suoi quadri, in qualsiasi ambiente siano collocati, con orizzonti semplici di linee che dividono tonalità diverse di colore. Ogni figura è caratterizzata da una bellezza quasi poetica, costruita con le forti emozioni del particolare ed è questa passione dell'artista che mi fa tornare in mente quanto ha scritto Albert Camus: "La bellezza, senza dubbio, non fa le rivoluzioni. Ma viene un giorno in cui le rivoluzioni hanno bisogno della bellezza".

RICCARDO GULLO - Direttore del Museo Archeologico Regionale Eoliano di Lipari

(Catalogo della Mostra Antologica presso il Museo Archeologico Regionale Eoliano, Lipari 2005)